roba da motociclisti

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Moderatore: Carlo5

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cercla
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roba da motociclisti

#1 Messaggio da cercla »

:rolleyes:
devo ancora abituarmi all'idea che ogni giorno che passa, passa per la sessantesima volta dalla mia nascita, e seguendo i miei ricordi, sono tornato nel forum dove scrivevo nella mia vita precedente... rileggendomi, rivivo con nostalgia le sensazioni di allora, sensazioni che molti motociclisti hanno sicuramente provato, e visto che in questo forum siamo parecchi che hanno superato il mezzo secolo, ma siamo giovani dentro, nonostante quello che ci scrivono sui documenti...
ho copiato questo mio scritto e lo posto qui di seguito, magari qualcuno leggendolo rivivrà, come me, quelle magiche sensazioni...
:cheers:

ricordo che erano i primi giorni di settembre del 2000, ero tornato a Roma qualche giorno prima della mia famiglia, per lavoro, e mi godevo un po' di tranquillità dopo tre settimane di ferie...
la moto era la Kawasaki VN 1500 (spudorata copia delle Harley Davidson perfino nel rumore delle marmitte), e la benzina si pagava in lire...

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Non ho sonno

Giovedì di fine estate, le tre di notte, gli ultimi ritardatari vanno via dal bar, Mimmo spegne le luci e chiude.

Ci salutiamo, salgo in moto e torno verso casa, ma passo per Prima Porta, almeno allungo un po' la strada.

Arrivo davanti al cancello di casa, rallento per fermarmi, un attimo di indecisione, accelero e passo oltre, a voce alta mi dico :"non ho sonno vado a fare un giretto per Roma".

Via Flaminia, viale di Tor di Quinto che fino agli anni 80 era illuminato a giorno dai fuochi delle "battone" adesso è deserto. Ponte Milvio, i netturbini stanno pulendo la strada intorno al mercato con quella specie di cavalletta a scope rotanti, e uno dei vigili che li accompagnano mi saluta con le dita a V, ricambio il saluto e accelero verso lo stadio Olimpico, un paio di viados ritardatari dicono qualcosa e uno si apre la giacca sventolando le tette, (notevoli) chissà se sono di plastica? Mi tengo la curiosità e arrivo a piazzale Clodio, davanti al tribunale i poliziotti di pattuglia mi guardano con l'aria indagatrice dell'uomo che sa…. L'uomo in uniforme…..

Arrivo a piazzale degli Eroi, la fontana al centro fa sempre un bell'effetto, acqua e luce e vento si incrociano, disegnano in aria delle immagini iridescenti e bagnano la strada.
Piazza Pio XI di fronte c'è l'Olimpica (via Leone XIII), dove una volta si facevano le corse clandestine con le moto, vado a destra, salgo per via Gregorio VII e arrivo a piazza Irnerio, poche macchine in movimento, tutti i semafori lampeggiano sull'arancione, giro a sinistra sono sull'Aurelia, guidato dall'effetto albero di Natale dei semafori supero il Raccordo ed esco dalla città.

L'aria in faccia è più fredda e si cominciano a sentire i profumi dell'erba, l'asfalto scorre sotto la moto, le marmitte riempiono il silenzio con un suono roco e costante, la strada è deserta e la luna illumina le colline intorno, le curve si avvicinano e finiscono una dopo l'altra, con un ritmo quasi ipnotico, respiro profondamente e uno dopo l'altro supero i cartelli che indicano Fregene, Torre in Pietra, Maccarese, Passoscuro, San Nicola, Ladispoli, Santa Severa.
La via Aurelia si insinua tra le case di Santa Marinella e mi rendo conto di avere fatto cinquanta chilometri senza accorgermene, la strada prosegue serpeggiando lungo la scogliera, l'odore è quello del mare di notte e delle alghe che marciscono sulla spiaggia, arrivano le prime case di Civita Vecchia, la città dorme ancora, sono le quattro e mezzo, disseto la moto ad un distributore automatico, mi fumo una sigaretta e, la strada mi richiama….

Lascio alle spalle le case e comincio a salire verso i monti della Tolfa, la strada è stretta, l'asfalto rovinato e le curve diventano sempre più chiuse. La luna è scomparsa, gli alberi sono fitti intorno alla strada e formano una specie di tunnel, l'unica luce è quella del faro, intorno è tutto nero, l'impressione è di avere i paraocchi, fuori dal cono luminoso è il nulla.
Esco dall'ennesimo tornante e mi attacco ai freni, in mezzo alla strada c'è un ostacolo, mi avvicino piano e prende forma, un maiale enorme, la coda arricciata, la pelle tra il rosa e il grigio, gli occhietti brillano illuminati dal faro.

L'animale sembra incerto, poi comincia ad avvicinarsi annusando l'aria; sono molto preoccupato, mi sembra più grosso di me con tutta la moto.

Valuto se è il caso di tentare un'inversione rapidissima con relativa fuga, ma non ho idea di quanto vadano forte i maiali, e sicuramente su queste curve vanno più forte di me.

Cerco nella memoria e non trovo ricordi di uomini aggrediti da un maiale, so che a volte i maiali hanno mangiato qualche personaggio che doveva sparire, ma in quel caso lo hanno trovato nella mangiatoia.

E se fosse un maiale mannaro?

Mentre continuo a valutare la situazione, immobile con un piede in terra e la frizione tirata, l'animale scarta lateralmente e si infila nel bosco….. Lascio la frizione e parto a razzo, con i trecento chili di motocicletta che toccano appena l'asfalto solo con la ruota dietro, seconda, terza, ricomincio a respirare e, mi riattacco ai freni per fare la curva successiva.
Ripensandoci decido che il maiale ha più paura di me che io di lui, o forse è che lui va a piedi, comunque fatto sta che l'uomo si mangia il prosciutto……

Sono appena passate le cinque e attraverso Tolfa, nelle case si cominciano a vedere le prime luci che si accendono, i pendolari che vanno a lavorare a Roma, nell'aria c'è qualche scia odorosa di caffè, il paese è finito e la strada riprende a scorrere, sempre stretta e rovinata, ma con le curve che riesco a gestire tranquillamente senza dover mettere la seconda.

Arrivo alla via Braccianese e mi lascio alle spalle Manziana, poi Bracciano, Vigna di Valle Osteria Nuova e giro verso Cesano, i militari cominciano a svegliarsi e, gli do una mano facendo cantare le marmitte sul vialone delle caserme.
Passato Cesano la strada si immette sulla via Cassia , il cielo schiarisce a vista d'occhio e le macchine che vanno verso la città cominciano a formare degli strani trenini che trasportano passeggeri ancora assonnati.
Accelero fino alla velocità del traffico ed in pochi minuti percorro la Cassia bis, l'unico odore nell'aria è quello del traffico, un misto di benzina e gomma bruciate che all'alba diventa particolarmente intenso.

Finalmente esco dalla rampa per Prima Porta e di nuovo l'aria è pulita, l'umidità della notte è ancora posata sull'asfalto, la luce del giorno si mangia l'impronta del faro sulla strada, passo vicino alle prime case e dai recinti si alza un coro di cani.
Attraverso lentamente la borgata che si sta svegliando, oltre alla puzza delle macchine incanalate tra le case, nell'aria c'è un lieve aroma di pane appena sfornato e di cornetti caldi.

Incrocio persone con la faccia tra l'assonnato e l'incazzato, forse è la consapevolezza che è iniziato un nuovo giorno di lavoro, di realtà cruda senza sogni.

Sono di nuovo davanti al cancello di casa, entro e metto la moto in garage, mentre i primi raggi del sole si affacciano sulla vallata del Tevere, il metallo del motore comincia a raffreddarsi con il suo ticchettio, entro in casa e mi dico: "non ho sonno".

Sbagliato……. Senza neanche spogliarmi mi butto sul letto e……

Klaus
che ce voi fa'... so' fatto così!

Claudio

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