Su Pistiddu, un dolce prelibato . . . . .
Inviato: sabato 15 gennaio 2022, 14:35
Su pistiddu è un dolce che si produce nella zona centrale della Sardegna, principalmente nella provincia di Nuoro (Dorgali, Orotelli, Orgosolo, Oliena e Orosei). Originariamente veniva preparato in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, tra il 16 ed il 17 gennaio e nel magico contesto della notte del 16 gennaio, illuminata da giganteschi fuochi, alimentati con enormi cataste di legna, a volte con legni di piante aromatiche, preparati per invocare gli interventi favorevoli del Santo.
I partecipanti che stazionavano davanti al fuoco, raggiungevano l’euforia bevendo vino e mangiando su pistiddu. Il fumo emanato dal fuoco veniva osservato e nelle sue innumerevoli forme si cercavano di leggere i favorevoli auspici. Un rito di sicura origine pagana, poi rivalorizzato e rinominato dalla religione cattolica. Su pistiddu è un dolcetto rotondo di pasta violada (impasto di semola e strutto), o altrimenti chiamata pasta suitta, decorata e lucidata, ripiena di saba di mosto (o saba di fichi d’india, o di corbezzolo, o di melacotogna, o di fichi), o anche miele, addensata con semola grossa o farina di mandorle ed insaporita con scorze di arancia, zafferano, cannella e noce moscata. Su pistiddu prende il nome dal ripieno del dolce e principalmente dalla semola grossa o dalle mandorle tritate (pestate, dal latino pistare). La fase del ridurre il grano in semola grossa o le mandorle in farina, si dice in sardo: pistiddare, faghere a pistos (pestare, schiacciare).
I partecipanti che stazionavano davanti al fuoco, raggiungevano l’euforia bevendo vino e mangiando su pistiddu. Il fumo emanato dal fuoco veniva osservato e nelle sue innumerevoli forme si cercavano di leggere i favorevoli auspici. Un rito di sicura origine pagana, poi rivalorizzato e rinominato dalla religione cattolica. Su pistiddu è un dolcetto rotondo di pasta violada (impasto di semola e strutto), o altrimenti chiamata pasta suitta, decorata e lucidata, ripiena di saba di mosto (o saba di fichi d’india, o di corbezzolo, o di melacotogna, o di fichi), o anche miele, addensata con semola grossa o farina di mandorle ed insaporita con scorze di arancia, zafferano, cannella e noce moscata. Su pistiddu prende il nome dal ripieno del dolce e principalmente dalla semola grossa o dalle mandorle tritate (pestate, dal latino pistare). La fase del ridurre il grano in semola grossa o le mandorle in farina, si dice in sardo: pistiddare, faghere a pistos (pestare, schiacciare).